In un libro che raccoglie i suoi diari personali, Alan Rickman svela i suoi pensieri più intimi e profondi sulla lavorazione di Harry Potter. Incluso il malcontento per la morte del suo personaggio.
Dopo 6 anni dalla sua morte Alan Rickman rimane sempre nei cuori di tutti gli appassionati della saga del maghetto più famoso del mondo. Eppure per tutti l’attore sarà sempre Severus Piton, uno dei personaggi più magnetici e affascinanti dell’universo di Harry Potter, il cattivo che abbiamo detestato dal primo film e che, alla fine dell’ultimo capitolo, abbiamo rivalutato perché impossibile da non amare.
A distanza di anni i pensieri e le considerazioni dell’attore tornano protagoniste in un libro intitolato “The Diaries of Alan Rickman”, che raccoglierà 27 volumi di appunti che Rickman ha annotato in più di 25 anni. Inclusi quelli formulati durante la lavorazione della saga di Harry Potter, che hanno assorbito completamente Rickman fino alla sua morte, avvenuta nel 2016 a causa di un tumore al pancreas.
Il The Guardian ha reso pubblici alcuni estratti del libro, dando la possibilità al pubblico di sbirciare alcune delle riflessioni più importante che Alan Rickman ha annotato nel corso della sua vita. In modo particolare sul set di Harry Potter dove l’attore non amava l’escamotage che ha portato alla morte di Severus Piton, prendendosela con il regista de I doni della morte David Yates.
“David è testardo più che mai nell’idea che Voldemort mi uccida con un incantesimo “, scrive, infatti, Rickman prima che sua moglie Rima intervenisse sulla questione. “Non può ucciderti con un incantesimo. L’unico che potrebbe farlo sarebbe Avada Kedavra, che uccide in modo istantaneo, ma non saresti in grado di finire la scena”.
Piton, come ben sappiamo, incontra la morte per colpa di Nagini, il serpente di Voldemort, anche se Rickman quella trovata non l’ha mai apprezzata:
“L’ho trovata sconvolgente. È una scena che deve cambiare a metà del suo corso per raccontare la storia di Piton e la telecamera perde concentrazione. Gli spettatori, tuttavia, sono stati davvero contenti”.
Tra gli altri appunti di Rickman troviamo un giudizio non proprio lusinghiero su Daniel Radcliffe:
“Continuo a credere che non sia un vero attore, ma senza dubbio diventerà regista o produttore” – e parole di stima e amicizia nei confronti di Joanne Rowling – “Parlare con lei è come parlare con qualcuno che vive queste storie e non le inventa”.
Non ultimo un appunto sul suo principale personaggio:
“Mi rendo conto che appena indosso la parrucca e il costume di Piton succede qualcosa. Inizia a risultarmi fuori luogo essere socievole, sorridente, aperto. Il personaggio mi rinchiude, mi stringe. Non è il massimo sul set di un film, non sono mai stato così poco comunicativo con una troupe. Fortunatamente, Daniel Radcliffe colma quel ruolo con facilità e fascino. E giovinezza”.
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