Il prologo di “Harry Potter” è un Prequel ambientato prima della storia principale, ben tre anni prima della nascita di Harry, nel 1977.
Il prologo di “Harry Potter” è un Prequel ambientato prima della storia principale, Harry potter e la pietra filosofale, ben tre anni prima della nascita di Harry, nel 1977, di circa 800 parole con Sirius Black e James Potter come protagonisti della storia. Fu pubblicato nell’agosto del 2008 dalla stessa J.K. Rowlingvenduto ad un’astra per beneficenza.
L’11 giugno 2008 la catena di librerie Waterstones organizzò un’asta di beneficenza dal titolo “What’s Your Story?” (“Qual è la tua storia?”) il cui ricavato era destinato all’associazione Dyslexia Action impegnata nel dare supporto a bambini dislessici e alla divisione inglese dell’organizzazione letteraria PEN International. Oggetto dell’asta furono tredici racconti brevi di circa 800 parole, scritti, su fogli autografi formato A5, da tredici diversi autori, tra i quali J. K. Rowling. Il racconto di quest’ultima fu venduto per £25,000 (circa 21000 euro) a Hira Digpal, presidente della compagnia di consulenza finanziaria giapponese Red-33. In totale, l’asta raccolse £47,150.
La trama, in breve, vede Due poliziotti Babbani che inseguono una motocicletta, cavalcata da Sirius Black e James Potter, riuscendo infine a bloccarla in un vicolo cieco. Durante l’arresto, tre uomini su delle scope volanti tentano di raggiungere il vicolo, ma finiscono per sbattere contro l’auto dei poliziotti fatta levitare dai due giovani motociclisti grazie alle loro bacchette magiche. Questi si dileguano, poi, in volo a cavallo della motocicletta.
La motocicletta sfrecciò così veloce dietro l’angolo, nella piena oscurità della notte, che entrambi i poliziotti che la stavano inseguendo esclamarono “OH!”
Il Sergente Fisher premette il suo piedone sul freno, convinto che il ragazzo che era seduto di dietro sarebbe stato sbalzato per terra da un momento all’altro; tuttavia la motocicletta fece inversione di marcia senza disarcionare nessuno dei due motociclisti, e con un guizzo la sua scia di luce rossa svanì su per la strada angusta.
“Li abbiamo in pugno!” strillò Pc Anderson in tono concitato: “Quello è un vicolo cieco!”
Non appena udì lo stridio dei freni, senza indugiare, Fisher si infilò a forza nel vicolo per raggiungerli, scrostando la vernice di mezza fiancata della macchina.
Dopo aver dato loro la caccia per più di un quarto d’ora, finalmente potevano vedere le loro prede alla luce dei fari. I due motociclisti erano intrappolati tra il muro di mattoni color tamarindo e la macchina della polizia, che puntava inesorabilmente verso di loro, quasi ringhiando come un predatore dagli occhi dardeggianti. C’era talmente poco spazio tra le portiere dell’auto e il muro della viuzza, che Fisher e Anderson ebbero difficoltà ad uscire dal veicolo. Fu un colpo basso per la loro dignità il dover arrancare di lato, come granchi, in direzione dei due teppisti. Fisher si trascinò la sua abbondante pancetta lungo tutto il muro, facendo saltare i bottoni dalla sua camicia mentre avanzava, e finendo con lo staccare lo specchietto retrovisore con il suo sedere.
“Giù dalla moto!” urlò ai due giovani ribelli, ancora seduti alla luce blu dei lampeggianti, chiaramente divertiti.
Fecero cosa gli era stato ordinato. Liberatosi finalmente dall’impiccio dello specchietto retrovisore, Fisher li folgorò con lo sguardo. Erano poco più che due adolescenti. Quello che stava alla guida aveva lunghi capelli neri; la sua arrogante bellezza gli ricordò spiacevolmente il fidanzato di sua figlia, un chitarrista perdigiorno. Anche l’altro ragazzo aveva i capelli neri, ma i suoi erano più corti e sparati in ogni direzione possibile; portava gli occhiali e un sorriso compiaciuto. Entrambi indossavano delle t-shirt decorate con un grande uccello dorato. L’emblema, senza ombra di dubbio, apparteneva a qualche assordante rock band stonata.
“Niente caschi!” Sbraitò Fisher, indicando prima una testa scoperta, poi l’altra. “Superato il limite di velocità di – di parecchio direi!”
(In effetti la velocità registrata era stata ben maggiore di quanto Fisher fosse preparato ad accettare da una qualunque moto che viaggiasse). “Non vi siete fermati davanti alla polizia!”
“Ci sarebbe piaciuto tanto fermarci a chiacchierare!” disse il ragazzo con gli occhiali; “stavamo per farlo, davvero”.
“Non fare il furbo – voi due siete in un mare di guai!” proferì Anderson.
“Dateci i nomi!”
“Nomi?” ripeté il pilota dai lunghi capelli. “Ehm – allora, vediamo. C’è Wilberforce … Bathsheba … Elvendork … “
“E la cosa carina di quest’ultimo è che sta bene sia ai ragazzi che alle ragazze,” incalzò il giovane con gli occhiali.
“Oh, i nostri nomi, intendevate?” chiese il primo, non appena Anderson cominciò a farfugliare con rabbia.
“Dovevate dirlo subito! Questo qui è James Potter, mentre io sono Sirius Black!”
“Le cose per voi si metteranno nere davvero, piccoli insolenti – “
Ma né James né Sirius lo stavano ascoltando. Improvvisamente si fecero seri, in allerta come cani da caccia, fissando alle spalle di Fisher e Anderson, oltre il tettuccio della macchina della polizia, verso la parete più scura del vicolo. Poi, con identici movimenti fluidi, portarono le mani alle tasche posteriori.
Per una frazione di secondo entrambi i poliziotti pensarono di veder spuntare due pistole, ma l’attimo dopo notarono che i motociclisti avevano estratto niente meno che –
“Bacchette per la batteria?” li canzonò Anderson. “Siete molto divertenti, sapete? Bene, siete in arresto con l’accusa di – “
Ma Anderson non finì mai di pronunciare l’accusa. James e Sirius avevano urlato qualcosa di incomprensibile, e i raggi di luce dei fari si erano spenti. I poliziotti girarono su se stessi, barcollando. Tre uomini stavano volando – realmente volando – al di sopra del vicolo, sui loro manici di scopa, e con un solo gesto, la macchina della polizia venne sollevata sulle ruote posteriori. Le ginocchia di Fisher cedettero, facendolo caracollare al suolo. Anderson inciampò e cadde addosso a Fisher come un sacco di patate. Nel susseguirsi di tonfi e scricchiolii, ad un certo punto udirono gli uomini a cavallo delle scope schiantarsi sulla macchina sospesa a mezz’aria, per poi cadere, apparentemente privi di sensi, a terra, mentre scaglie dei manici di scopa rotti cadevano come pioggia intorno a loro. La motocicletta aveva preso nuovamente vita, ruggendo. Con la bocca spalancata, Fisher ebbe a malapena la forza di guardare i due adolescenti.
“Grazie infinite!” tuonò Sirius sovrastando il rombo del motore “Siamo in debito con voi!”
“Già, è stato un piacere conoscervi!” disse James. ” E non dimenticate! Elvendork! È unisex!”
Ci fu uno scossone degno di un terremoto, e Fisher e Anderson si gettarono reciprocamente le braccia al collo, in preda al terrore; la loro macchina era appena ricaduta al suolo. Adesso era il turno dei due motociclisti di alzarsi in volo. Sotto gli occhi increduli dei due poliziotti, decollarono verso l’aria: James e Sirius si addentrarono nel cielo notturno, lasciandosi alle spalle una scia di vorticanti luci rosse, come un rubino che va sfumando.
The speeding motorcycle took the sharp corner so fast in the darkness that both policemen in the pursuing car shouted “whoa!’ Sergeant Fisher slammed his large foot on the brake, thinking that the boy who was riding pillion was sure to be flung under his wheels; however, the motorbike made the turn without unseating either of its riders, and with a wink of its red tail light, vanished up the narrow side street.
“We’ve got “em now!” cried PC Anderson excitedly. “That’s a dead end!”
Leaning hard on the steering wheel and crashing his gears, Fisher scraped half the paint off the flank of the car as he forced it up the alleyway in pursuit.
There in the headlights sat their quarry, stationary at last after a quarter of an hour’s chase. The two riders were trapped between a towering brick wall and the police car, which was now crashing towards them like some growling, luminous-eyed predator.
There was so little space between the car doors and the walls of the alley that Fisher and Anderson had difficulty extricating themselves from the vehicle. It injured their dignity to have to inch, crab-like, towards the miscreants. Fisher dragged his generous belly along the wall, tearing buttons off his shirt as he went, and finally snapping off the wing mirror with his backside.
“Get off the bike!’ he bellowed at the smirking youths, who sat basking in the flashing blue light as though enjoying it.
They did as they were told. Finally pulling free from the broken wind mirror, Fisher glared at them. They seemed to be in their late teens. The one who had been driving had long black hair; his insolent good looks reminded Fisher unpleasantly of his daughter’s guitar-playing, layabout boyfriend. The second boy also had black hair, though his was short and stuck up in all directions; he wore glasses and a broad grin. Both were dressed in T-shirts emblazoned with a large golden bird; the emblem, no doubt, of some deafening, tuneless rock band.
“No helmets!’ Fisher yelled, pointing from one uncovered head to the other. “Exceeding the speed limit by – by a considerable amount!’ (In fact, the speed registered had been greater than Fisher was prepared to accept that any motorcycle could travel.) “Failing to stop for the police!’
“We’d have loved to stop for a chat,’ said the boy in glasses, “only we were trying -’
“Don’t get smart – you two are in a heap of trouble!’ snarled Anderson. “Names!’
“Names?’ repeated the long-haired driver. “Er – well, let’s see. There’s Wilberforce… Bathsheba… Elvendork…’
“And what’s nice about that one is, you can use it for a boy or a girl,’ said the boy in glasses.
“Oh, OUR names, did you mean?’ asked the first, as Anderson spluttered with rage. “You should’ve said! This here is James Potter, and I’m Sirius Black!’
“Things’ll be seriously black for you in a minute, you cheeky little -’
But neither James nor Sirius was paying attention. They were suddenly as alert as gundogs, staring past Fisher and Anderson, over the roof of the police car, at the dark mouth of the alley. Then, with identical fluid movements, they reached into their back pockets.
For the space of a heartbeat both policemen imagined guns gleaming at them, but a second later they saw that the motorcyclists had drawn nothing more than –
“Drumsticks?’ jeered Anderson. “Right pair of jokers, aren’t you? Right, we’re arresting you on a charge of -’
But Anderson never got to name the charge. James and Sirius had shouted something incomprehensible, and the beams from the headlights had moved.
The policemen wheeled around, then staggered backwards. Three men were flying – actually FLYING – up the alley on broomsticks – and at the same moment, the police car was rearing up on its back wheels.
Fisher’s knees bucked; he sat down hard; Anderson tripped over Fisher’s legs and fell on top of him, as FLUMP – BANG – CRUNCH – they heard the men on brooms slam into the upended car and fall, apparently insensible, to the ground, while broken bits of broomstick clattered down around them.
The motorbike had roared into life again. His mouth hanging open, Fisher mustered the strength to look back at the two teenagers.
“Thanks very much!’ called Sirius over the throb of the engine. “We owe you one!’
“Yeah, nice meeting you!’ said James. “And don’t forget: Elvendork! It’s unisex!’
There was an earth-shattering crash, and Fisher and Anderson threw their arms around each other in fright; their car had just fallen back to the ground. Now it was the motorcycle’s turn to rear. Before the policemen’s disbelieving eyes, it took off into the air: James and Sirius zoomed away into the night sky, their tail light twinkling behind them like a vanishing ruby.
L’11 giugno 2008 la catena di librerie Waterstones organizzò un’asta di beneficenza dal titolo “What’s Your Story?” (“Qual è la tua storia?”) il cui ricavato era destinato all’associazione Dyslexia Action impegnata nel dare supporto a bambini dislessici e alla divisione inglese dell’organizzazione letteraria PEN International. Oggetto dell’asta furono tredici racconti brevi di circa 800 parole, scritti, su fogli autografi formato A5, da tredici diversi autori, tra i quali J. K. Rowling. Il racconto di quest’ultima fu venduto per £25,000 (circa 21000 euro) a Hira Digpal, presidente della compagnia di consulenza finanziaria giapponese Red-33. In totale, l’asta raccolse £47,150.
Il furto avvenne al compratore del manoscritto che durante un suo viaggio a Bangkok si vide chiamare dalla sorella che lo informava che alcuni ladri avevano saccheggiato casa rubando beni di valore compreso il manoscritto che, secondo le ricostruzioni, non era l’oggetto principale del bottino anzi si pensa che gli stessi ladri possano averlo buttato non avendo cognizione del suo vero valore.
Attualmente il valore stimato del racconto è di 60.000 sterline e la stessa Rowling a suo tempo avvertì sul suo account twitter di non comprare il racconto semmai questo veniva offerto a collezionissti o quant’altro.
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